Antartide | |
---|---|
(dettagli)
|
|
Vista della costa antartica | |
Stati |
Rivendicazioni territoriali di: Argentina Australia Cile Francia Norvegia Nuova Zelanda Regno Unito |
Superficie | 14 000 000 (dei quali 280 000 liberi dai ghiacci stagionalmente e 13 720 000 ricoperti di ghiacciai permanenti)[1] km² |
Abitanti |
1 000 (stabili) 4 000 (mesi estivi)[1] |
Densità | 0,00007 ab./km² |
L'Antartide[2] (AFI: /anˈtartide/[3], o anche continente antartico) è il continente circostante il polo sud e opposto all'Artide; è dunque situato nell'emisfero australe della Terra e quasi interamente compreso entro il circolo polare antartico.
Con i suoi circa 14 milioni di km², l'Antartide è il quarto continente più vasto della Terra dopo Asia, America e Africa ed è circondata dai tre oceani: Pacifico, Atlantico e Indiano.
Tranne alcune aree molto limitate, l'Antartide è completamente ricoperta dalla calotta glaciale antartica, avente uno spessore medio di circa 2 000 metri;[4] intorno a tutto il continente si estende inoltre la banchisa antartica. L'Antartide ha dunque il 98% del territorio coperto dai ghiacci e ciò la rende il continente più freddo e inospitale del pianeta.
L'aggettivo antartico (da cui viene il nome Antartide) deriva dal greco antarktikós (ἀνταρκτικός)[5] ovvero "opposto all'Artico". Sebbene fin dall'antichità si ipotizzasse l'esistenza di una Terra Australis, il primo avvistamento confermato del continente si fa risalire al 1820 per opera della spedizione russa di Lazarev e Bellingshausen. Tuttavia, la scoperta venne quasi ignorata per tutto il XIX secolo a causa dell'inospitalità del continente. Il primo uso formale del nome Antartide in riferimento a un continente, risalente agli anni 1890, è attribuito al cartografo scozzese John George Bartholomew.
L'ipotesi dell'esistenza di una Terra Australis, cioè di un vasto continente nell'estremo sud del mondo con lo scopo di "equilibrare" le terre del nord (Europa, Asia e Nord Africa), esisteva fin dai tempi di Tolomeo, che suggerì l'idea di simmetria di tutte le terre conosciute nel mondo. Rappresentazioni di una grande superficie meridionale erano comuni nelle mappe. Ancora nel tardo XVII secolo, dopo che gli esploratori avevano scoperto che il Sud America e l'Australia non erano parte della mitica "Antartide", i geografi credevano che il continente fosse molto più vasto rispetto alla sua dimensione reale.
Le mappe europee continuarono a mostrare questo ipotetico territorio fino a quando le navi del capitano James Cook, HMS Resolution e HMS Adventure, attraversarono il Circolo polare antartico il 17 gennaio 1773, nel dicembre 1773 e nuovamente nel gennaio del 1774[6]. Cook in realtà era arrivato a circa 75 miglia (121 km) dalla costa antartica, prima di essere costretto a invertire la rotta di fronte ai ghiacci, nel gennaio 1773[7]. Il primo avvistamento confermato dell'Antartide è dibattuto fra tre diversi equipaggi. Secondo diverse organizzazioni (National Science Foundation[8], NASA[9], Università della California (San Diego)[10] e da altre fonti[11][12], le navi capitanate da tre uomini avvistarono il nuovo continente nel 1820: Fabian Gottlieb von Bellingshausen (capitano della Marina Imperiale Russa), Edward Bransfield (un capitano della Royal Navy), e Nathaniel Palmer (un cacciatore di foche statunitense); Von Bellingshausen il 27 gennaio 1820, tre giorni prima dell'avvistamento di Bransfield, e dieci mesi prima di Palmer (novembre 1820). Quel giorno le due navi della spedizione guidata da Von Bellingshausen e Mikhail Petrovich Lazarev raggiunsero un punto a distanza di 32 km (20 miglia) dal continente antartico e videro i campi di ghiaccio. Il primo sbarco documentato sulla terraferma avvenne con l'americano John Davis nell'Antartide occidentale il 7 febbraio 1821, anche se questa versione è contestata da alcuni storici.
Nel dicembre 1839 una spedizione salpò da Sydney, in Australia, e riferì la scoperta "di un continente antartico a ovest delle isole Balleny". Quella parte di Antartide venne in seguito denominata "Terra di Wilkes".
Nel 1841 l'esploratore James Clark Ross passò attraverso quello che è oggi conosciuto come il Mare di Ross e scoprì l'Isola di Ross. Navigò lungo un enorme muro di ghiaccio che venne successivamente nominato Piattaforma di ghiaccio Ross. I monti Erebus e il Terror vennero dedicati alle due navi dalla sua spedizione: HMS Erebus e Terror[13]. Mercator Cooper sbarcò nell'Antartide orientale il 26 gennaio 1853[14].
Durante la spedizione Nimrod guidata da Ernest Shackleton nel 1907, gli uomini guidati da T.W. Edgeworth David furono i primi a scalare il monte Erebus e a raggiungere il polo sud magnetico. Shackleton e altri tre membri della sua spedizione ottennero diversi primati tra il dicembre 1908 e il febbraio 1909: furono i primi uomini a percorrere la Piattaforma di ghiaccio Ross, e i primi ad attraversare la catena dei Monti Transantartici (attraverso il ghiacciaio Beardmore). Il 14 dicembre 1911, una spedizione guidata dall'esploratore polare norvegese Roald Amundsen fu la prima a raggiungere il polo sud geografico, utilizzando un percorso che partiva dalla baia delle Balene e il ghiacciaio Axel Heiberg[15]. Circa un mese più tardi, anche la sfortunata spedizione di Robert Falcon Scott raggiunse il polo, ma i suoi cinque membri non sopravvissero al ritorno.
Richard Evelyn Byrd compì numerosi viaggi sull'Antartico in aereo negli anni '30 e '40. Condusse ampie ricerche geologiche e biologiche[16]. Fu fino al 31 ottobre 1956 che non si rimise piede al polo sud; in quel giorno un gruppo della U.S. Navy guidato dal contrammiraglio George J. Dufek vi fece atterrare con successo un aereo[17].
Il 30 dicembre 1989, Arved Fuchs e Reinhold Messner diventarono i primi uomini a raggiungere il polo sud senza l'ausilio di mezzi meccanici o animali, usando solo gli sci e vele spinte dal vento. Proseguirono attraversando tutta l'Antartide, per complessivi 2 800 km, percorsi a piedi in 92 giorni. Questa spedizione ebbe luogo dal novembre 1989 al febbraio del 1990.[18]
Nel 2024 è stato scoperto che il Lago Enigma (grande 140.000 m2) contiene uno strato di acqua liquida di 12 metri sotto una coltre di ghiaccio spessa 11 m. L'ecosistema ospita superphylum Patescibacteria, mentre è privo di cianobatteri.[19]
L'Antartide è una delle otto ecozone o regioni biogeografiche della Terra.
Con una superficie di 14 milioni di km², ai quali si aggiungono 1,5 milioni di km² di barriere[20] è il quarto continente del mondo per estensione. Per convenzione il confine geografico è delimitato dalla cosiddetta convergenza antartica, la latitudine (circa 50° S) dove si inabissano le acque di superficie subtropicali. L'area compresa fra i 50° e il circolo polare antartico viene definita subantartica.
In media è il luogo più freddo della Terra e con le maggiori riserve di acqua dolce del pianeta. Il territorio presenta la più elevata media altimetrica sul livello del mare di tutti i continenti[21]. L'Antartide è considerato un deserto, con precipitazioni annue di soli 200 mm lungo la costa, e molto meno nelle regioni interne[22].
Il continente è attraversato dalla Catena Transantartica lunga 3 500 km che si estende da Capo Adare (Terra Vittoria affacciato sul Mare di Ross) alla Terra di Coats (sul Mare di Weddell).
Il meridiano di Greenwich (0° di longitudine) divide l'Antartide in due parti:
L'elevazione maggiore si ha in corrispondenza del Massiccio Vinson (4897 m s.l.m.[23][24]) facente parte dei monti Ellsworth nella Penisola Antartica mentre la depressione maggiore è la Fossa subglaciale di Bentley a 2538 m[25] sotto il livello del mare, situata nella parte orientale del continente. Nel continente sono presenti anche alcuni vulcani, il più alto dei quali è il monte Sidley (4181 m s.l.m.).
La calotta di ghiaccio che ricopre l'Antartide è suddivisa in calotta orientale (con uno spessore medio di 2500 m[26]) e calotta occidentale (con uno spessore medio di 1700 m[26]) dalla Catena Transantartica. I massimi spessori della calotta si trovano presso la Terra di Adelia a soli 400 km dalla costa: qui vi è una profonda depressione colmata da 4776 m di ghiaccio[25]. Se si considera la massa dei ghiacci che ricopre la superficie, l'Antartide è il continente mediamente più alto sul livello del mare. Escludendo invece il profilo dato dalle calotte glaciali e considerando esclusivamente il livello medio dello strato roccioso, questo continente è mediamente il più basso.
Con un volume medio totale di 26,6×106 km³[26], costituisce il 92% delle riserve di acqua dolce del globo[26]. È stato calcolato che la completa fusione dei ghiacci dell'Antartide comporterebbe un innalzamento del livello degli oceani di circa 70 metri[26]. Gli iceberg che si staccano dalla calotta possono raggiungere e superare le dimensioni della Corsica.
Lo sviluppo costiero del continente è pari a 17968 km[1] caratterizzati dalla presenza di diverse formazioni di ghiaccio:
Tipo | Quota |
---|---|
Piattaforme di ghiaccio (ghiaccio galleggiante) | 44% |
Pareti di ghiaccio (agganciate al terreno) | 38% |
Fiumi di ghiaccio/fronti di ghiacciai | 13% |
Roccia | 5% |
Totale | 100% |
In Antartide si trovano le due più grandi piattaforme di ghiaccio del mondo, quella di Ross e quella di Filchner-Ronne. Il continente è circondato da un'ampia zona ghiacciata, la banchisa (pack), nella quale si sviluppa uno dei più interessanti ecosistemi del pianeta e che rappresenta la fonte di cibo per cetacei, pinguini, pesci, foche e molti uccelli.
In Antartide si trovano oltre 70 laghi, situati a migliaia di metri sotto la coltre gelata. Il maggiore di questi laghi sub-glaciali è il lago Vostok, scoperto dal geografo russo Andrey Kapitsa durante una serie di spedizioni scientifiche sovietiche che si tennero fra il 1959 e il 1964 nei pressi della stazione russa Vostok. Si ritiene che il lago sia stato sigillato dai ghiacci fra i 500 000 e il milione di anni fa. Vi sono prove derivanti da carotaggi effettuati a circa 400 m sopra la superficie dell'acqua del lago che le sue acque possano contenere forme di vita (microbi). Ciò è stato portato a supporto delle teorie sulla possibilità di esistenza di forme di vita su Europa, una della lune di Giove, in quanto la superficie gelata del lago ha molti tratti in comune con la superficie del satellite.
L'Antartide, a causa della sua apparente uniformità, sembrerebbe distaccarsi dagli altri continenti, caratterizzati da una varietà di climi, ecosistemi, popoli, culture. In realtà l'uniformità dell'Antartide è solo apparente, effetto della grande diversità ambientale e climatica rispetto agli altri continenti; in realtà anche in questa parte del mondo si possono distinguere vari tipi di clima, di morfologia e di ambienti naturali, significativamente diversi tra loro, ma che appaiono simili perché tutti caratterizzati da un clima notevolmente freddo.
Intorno al continente, soprattutto intorno alla Penisola Antartica, si trova un ampio numero di isole. Per alcune di queste (tutte quelle comprese entro i 60° di latitudine sud) il trattato Antartico stabilisce la sospensione delle rivendicazioni da parte dei paesi.
Solitamente si distinguono le:
Tra le varie classificazioni proposte per il clima antartico, la più valida resta quella elaborata da Paul C. Dalrymple nel 1966: essa, pur tralasciando la fascia costiera e la Penisola Antartica, suddivide l'interno del continente in quattro zone sulla base di precisi parametri, che mettono in relazione le temperature medie ed estreme, la velocità media e la frequenza del vento, la misura delle precipitazioni annuali e l'intensità del windchill. Dalrymple, dunque, classifica:
Va detto che, per quanto riguarda l'aspetto termico, esiste una precisa correlazione fra la quota, la latitudine e la distanza dal mare (continentalità). L'Altopiano Antartico è un tavolato di ghiaccio con spessori che nella parte orientale possono superare i 4000 m di quota ed è qui che si misurano le temperature più basse del mondo. Le osservazioni meteorologiche continuative sul Plateau Antartico sono cominciate con l'Anno geofisico internazionale e sono oggi[quando?] condotte attraverso due principali fonti di acquisizione dei dati; le basi permanenti, gestite da personale tecnico scientifico residente, e le Aws (Automatic Weather Stations), progettate dalla Wisconsin University e impiantate a partire dagli anni ottanta. Tra il Dome Argus (il più alto rilievo dell'Altopiano Antartico) e il Dome Fuji è stata registrata nel 2018 dall'Università del Colorado, la temperatura più bassa: −98,6 °C.
Al 2023 sono tre le basi permanenti dell'Altopiano Antartico: Amundsen-Scott (statunitense), Vostok (russa) e Concordia (italo-francese). La prima, che sorge al polo sud geografico, rientra nell'Area interiore fredda secondo la classificazione di Dalrymple: la temperatura media annua (1957-2006) è di −49,5 °C. A Vostok, nel Nucleo centrale freddo, la media annua (1958-2006, con interruzioni) si colloca invece a −55,3 °C.
Caratteristica del clima antartico è il cosiddetto Kernlose winter, un vistoso raffreddamento che si realizza con la scomparsa del sole sotto l'orizzonte e rimane pressoché costante per tutto l'arco del semestre; una dinamica che non ha riscontro nell'emisfero boreale, tranne forse in alcune delle aree più interne della Groenlandia. Perciò la classica suddivisione stagionale, pur mantenuta per omogeneità di confronti, nella realtà ha poco senso. Nell'Area interiore fredda e nel Nucleo centrale freddo, che inglobano circa la metà della superficie continentale, si può parlare di un bimestre estivo (dicembre e gennaio), preceduto e seguito da due stagioni di transizione (seconda metà di ottobre e novembre, febbraio e prima metà di marzo); i restanti sette mesi (dalla metà di marzo a metà ottobre) sono quelli invernali.
Durante l'estate la temperatura raramente supera i −20 °C. Il mese più caldo (dicembre) ad Amundsen-Scott fa registrare una media di −28,0 °C, mentre a Vostok di −31,9 °C. Il crollo termico, che comincia con la discesa del sole sull'orizzonte, comporta che già ad aprile la media di Amundsen-Scott sia di −57,3 °C, quella di Vostok di −64,8 °C, a luglio la media di Amundsen-Scott è di −60,1 °C, ad agosto quella di Vostok di −68,0 °C. Ciò fa sì che in qualsiasi periodo dell'inverno si possano toccare i valori estremi. Il record ad Amundsen-Scott si colloca a −82,8 °C (23 giugno 1982), mentre a Vostok a −89,2 °C (21 luglio 1983); quest'ultima è ufficialmente la temperatura più bassa registrata sulla Terra.
Altro elemento caratterizzante dell'Antartide è il vento: in particolare, le correnti catabatiche che, in estrema sintesi, si originano per via della densità dell'aria fredda che staziona sull'Altopiano Antartico, e che tende a "scivolare" verso le coste. Studi cominciati fin dal primo Novecento hanno dimostrato che esistono vie preferenziali in cui si incanalano i venti catabatici, che possono superare i 300 km/h (il 16 maggio 2004 la stazione McMurdo è stata devastata dalla tempesta più intensa degli ultimi trent'anni, con raffiche fino a 188,4 mph). Proprio riguardo ai venti che battono i mari antartici il Sailing Direction for Antarctica della Marina degli Stati Uniti specifica che «hanno spesso l'intensità di un uragano, con raffiche che raggiungono a volte la velocità di 150-200 miglia all'ora. Non si conoscono altrove venti di tale violenza, salvo forse nei cicloni tropicali».
Per quanto riguarda le precipitazioni, la scarsa umidità sul continente le rende quasi assenti. Notevole è la differenza tra le isole antartiche e l'altopiano. Riguardo alle prime si può portare come esempio il dato della stazione Bellingshausen (base russa sull'isola di re Giorgio) in cui, nel periodo 1969-2005, si va da un minimo annuale di 471,8 mm (2003) a un massimo di 991,6 mm (1998), a Vostok, invece, si passa da un massimo di 66,4 mm (1958), a un minimo di 0,2 mm (1982 e 1995).
L'Antartide, assieme ai suoi ghiacci, ha un importante compito nell'equilibrio climatico-ambientale del pianeta, visto che ogni variazione della calotta si ripercuote sull'equilibrio termico planetario, sulla circolazione oceanica e atmosferica nonché sul livello del mare.
L'importanza del monitoraggio climatico è giustificata anche dalle conseguenze che avrebbe uno scioglimento dei ghiacci antartici sul livello del mare planetario; inoltre bisogna considerare che la relazione tra ghiaccio e mare è interlacciata e che i due elementi si influenzano reciprocamente[27]. In generale va detto che nella regione antartica esistono grandi differenze tra le varie zone: ad esempio le parti più a nord (come la Penisola Antartica) sono le zone dove in generale si realizza il passaggio del ghiaccio all'oceano mentre le parti più interne sono quelle dove si ha un accumulo e ispessimento dei ghiacci.
Dall'analisi delle immagini satellitari si è registrato un generale aumento della estensione dei ghiacci antartici con il seguente andamento[28]:
Una registrazione satellitare ha rivelato che l'aumento complessivo delle estensioni di ghiaccio nell'Antartico si è invertito nel 2014, con rapidi tassi di diminuzione nel 2014-2017 che hanno ridotto le estensioni di ghiaccio del mare antartico ai valori più bassi dei 40 anni precedenti.[29]
L'Antartide è ricca di risorse minerarie mentre le risorse petrolifere valutate ammontano a circa 40 miliardi di barili. Inoltre, in questo continente ci sono i più grandi giacimenti di carbone e ferro con grandi quantità di nichel, manganese e uranio.
Nel continente vivono solo piante e animali che si sono adattati al clima rigido, tra cui al 1993 si conoscevano pinguini, foche, 28 specie di funghi, 27 specie di Marchantiophyta e molti tipi di alghe[30], nonché varie specie di licheni, muschi e piante che sono presentati più nel dettaglio nel seguito.
Le condizioni climatiche e la povertà del suolo sono fattori limitanti per lo sviluppo della vegetazione. Gran parte del suolo è coperto da ghiaccio per tutto l'anno e questo rende inaccessibile il suolo alle piante oltre a limitare la quantità di luce che arriva sul terreno. Tuttavia le zone più settentrionali presentano uno spessore di ghiaccio ridotto che in estate (durante la quale le ore di luce giornaliere sono oltre 20) fonde completamente rendendo disponibile un substrato illuminato per la crescita delle piante[31]. In inverno invece le ore di luce si riducono, lo spessore di ghiaccio cresce ricoprendo la flora (la specie che raggiunge l'altezza maggiore è Deschampsia antarctica che non supera i 15 cm). Il suolo inoltre è molto povero e minerale a causa della poca biomassa vegetale disponibile per la creazione di eventuale humus.
Queste condizioni si vanno a sommare alle avversità tipiche dell'ambiente costiero da un lato (alta salinità, forti venti e spiccata erosione per opera di acqua e vento) e del deserto polare dall'altro (precipitazioni quasi nulle, forti venti, bassa umidità atmosferica) in un gradiente che va da condizioni tendenzialmente più favorevoli sulle coste e a latitudini inferiori a 70° fino a condizioni inospitali nell'entroterra in cui il numero di specie rilevate è di qualche unità[31] o 0.
L'ambiente marino nella provincia settentrionale conta 100-115 specie di muschi, 350 specie di licheni, 27 specie di epatiche e due specie di fanerogame (in particolare angiosperme).
L'ambiente marino nella provincia meridionale conta 40-50 specie di muschi, 120 specie di licheni, due specie di epatiche e due specie di fanerogame (angiosperme).
Mentre la parte continentale presenta una più bassa biodiversità: 20-30 specie di muschi, 90 specie di licheni, una specie di epatica.[31][32][33]
Inoltre sono presenti 700 specie di alghe terrestri e acquatiche.
Tra le specie di muschio endemiche dell'Antartide nominiamo Grimmia antarctici, Schistidium antarctici e Syntrichia lithophila.
Le uniche piante angiosperme che crescono in Antartide sono la graminacea Deschampsia antarctica e la cariofillacea Colobanthus quitensis.
Le attività umane hanno permesso l'ingresso di un'altra angiosperma: Poa annua L., specie cosmopolita invasiva che si insinua in habitat disturbati dall'uomo.[34]
La fascia di mare che separa le acque antartiche da quelle degli altri oceani è detta convergenza antartica; è larga dai 40 agli 80 km ed è situata a circa 1600 km dalla costa e in essa la temperatura cala bruscamente. La convergenza antartica costituisce una barriera biologica insormontabile per gli organismi marini di piccole dimensioni e all'interno della quale si trova un ecosistema del tutto particolare.
I mari sono molto ricchi di zooplancton e di krill antartico (l'Euphausia superba ne è il componente principale). Il krill, a sua volta alimentato da poche specie di alghe che compongono il fitoplancton, rappresenta l'alimento di pesci, balene, foche e leoni marini, di pinguini e di numerosi uccelli marini.
Sulla banchisa vivono e si riproducono quattro specie di pinguini: il pinguino imperatore, il pinguino di Adelia, il pinguino Papua e il pigoscelide antartico. Un'altra trentina di specie di uccelli (appartenenti alle famiglie dei procellariformi e caradriformi) si riproducono nel continente antartico, tra queste vi sono l'albatro reale, il petrello delle nevi, il fulmaro antartico, gli ultimi due nidificano nelle parti prive di neve, dette nunatak, delle montagne dell'interno, spingendosi nell'entroterra fino a 100 km dalle coste.
Tra le foche sono diffuse le foche di Weddell, le foche cancrivore e la temibile foca leopardo. Nei mesi estivi oltre 100 milioni di uccelli migratori nidificano e si riproducono sulla banchisa e nelle isole prospicienti il continente.
Nel continente è presente un ridotto contingente di artropodi, in prevalenza acari e collemboli, e solo tre specie di insetti, tutte e tre della famiglia Chironomidae (Diptera): Belgica antarctica, Eretmoptera murphyi e Parochlus steinenii.[35][36]
Paragonato con la ricchezza di fauna nell'oceano e sulla banchisa l'interno del continente appare deserto e desolato, anche nelle poche aree deglaciate dette oasi. Le uniche forme di vita che vi si trovano sono batteri, microorganismi e alcuni invertebrati.
Il continente non fu mai abitato in passato e non è abitato permanentemente nemmeno in epoca contemporanea da alcuna popolazione umana in senso stretto[37]; tuttavia si contano, durante l'anno, tra le 1 000 (mesi invernali) e le 4 000 (mesi estivi) persone che risiedono nelle oltre 80 basi o stazioni di ricerca scientifica ivi sparse.
Gli unici due centri abitati civili sono Villa Las Estrellas, sull'isola King George ed Esperanza, a Hope Bay. Nel luglio del 2005, pieno inverno, 79 donne e 162 uomini risiedevano nella base di McMurdo, la più grande.
Il primo essere umano nato in questo continente è l'argentino Emilio Marcos Palma, nato nel 1978 nella colonia argentina di Esperanza. Nel 1986/87 sono nati due bambini nella Villa Las Estrellas, nella stazione cilena Marsh, oggi chiamata Frei.
L'Antartide non ha una popolazione stabile ma molti governi mantengono stazioni di ricerca permanenti sul continente; le principali sono:
Fra i principali ambiti di ricerca vi sono:
Il personale delle missioni dei vari paesi dispone a volte di veicoli. Non esistendo alcuna regolamentazione sulla circolazione degli automezzi in Antartide, spesso questi non sono targati. I veicoli delle missioni francesi e statunitensi utilizzano invece targhe specifiche per l'Antartide[41].
Il prefisso telefonico internazionale dell'Antartide è +672 e il TLD Internet è .aq. L'Antartide ha un servizio di telefonia cellulare, con un'unica antenna che usa la tecnologia AMPS all'argentina base Marambio e una GSM Entel Chile sull'isola di re Giorgio. Le telecomunicazioni sono altrimenti limitate alle connessioni via satellite.
In base al trattato Antartico del 1959, firmato a oggi da 56 Paesi, l'Antartide non appartiene ad alcun Paese, può essere utilizzata esclusivamente per scopi pacifici e sono vietate attività di sfruttamento economico e di tipo militare. Il trattato vieta dunque le attività militari e minerarie, sostiene la ricerca scientifica e protegge le ecozone del continente. Sono in corso esperimenti condotti da più di 4 000 scienziati di varie nazionalità e con diversi interessi di ricerca[42]. Sempre in base al trattato sono inoltre sospese tutte le rivendicazioni territoriali dei diversi Paesi: tali rivendicazioni coprono l'intero territorio con l'eccezione del Territorio non rivendicato da 90° O a 150° O e sono relative ad Argentina, Australia, Cile, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito.
L'Antartide argentina è delimitata dai meridiani 25° O e 74° O, e si trova tra la latitudine 60° S e il polo sud. Politicamente parte della provincia di Terra del Fuoco, Antartide e Isole dell'Atlantico del sud, ha dato i natali al primo essere umano nato nel continente antartico, Emilio Marcos Palma, il quale venne alla luce nel gennaio 1978 presso la base Esperanza.
Il Territorio Antartico Australiano è la rivendicazione più vasta ed è formato dai territori a sud del parallelo 60° S e tra il 44°38' meridiano E e il 160°, eccezion fatta per la Terra Adelia, che è rivendicata dalla Francia. Sul territorio è presente la stazione Mawson.
Il Territorio antartico cileno è compreso tra i meridiani 53° O e 90° O e a sud del parallelo 60°, e si sovrappone alle rivendicazioni territoriali di Argentina e Regno Unito.
La Terra Adelia è il territorio antartico rivendicato dalla Francia. Scoperto nel 1837 dall'esploratore francese Jules Dumont d'Urville, a oggi è famosa per il clima caratterizzato da temperature estremamente basse e venti violenti e per il suo ricco patrimonio biologico, per il quale la Convenzione di Rio si mosse a favore nel 1992.
La dipendenza di Ross prende il nome da Sir James Clark Ross, il quale scoprì, tra gli altri, anche il Mare di Ross. La Nuova Zelanda controlla la base Scott, da non confondere con la base statunitense Amundsen-Scott.
La Norvegia rivendica il territorio della Terra della regina Maud e l'Isola Pietro I.
Il Territorio Antartico Britannico è il territorio rivendicato dal Regno Unito ed è nella lista dei territori d'oltremare britannici.
Il trattato Antartico mantiene congelate queste rivendicazioni e la maggioranza delle altre nazioni non le riconosce. Non sono state fatte rivendicazioni nel settore tra 90° O e 150° O. Esistono anche bandiere di territori dell'Antartide e proposte per bandiere uniche.
Questo gruppo di paesi, che partecipano in qualità di membri al trattato Antartico, hanno mostrato rivendicazioni territoriali nei confronti del continente ma, per le stesse disposizioni del trattato, le loro richieste restano in sospeso finché esso resterà valido.
Anche Stati Uniti, Russia e Italia hanno avanzato rivendicazioni territoriali, ma le manterranno in sospeso finché il trattato resterà valido o altri paesi non procederanno a dare seguito alle loro rivendicazioni.
L'esistenza di una vasta terra emersa, la Terra Australis, posta a sud del pianeta con lo scopo di "riequilibrare" la massa delle terre dell'emisfero settentrionale, è un'ipotesi che risale all'antichità: secondo Aristotele l'esistenza di una zona fredda a nord del pianeta implicava l'esistenza di una zona altrettanto fredda posta a sud; il Polo nord (Arktikos) era posto sotto la costellazione dell'Orsa Maggiore (il termine greco arktos significa orsa) e quindi la terra opposta fu chiamata Antarktikos, Antartide.
Diversi secoli dopo il geografo greco Claudio Tolomeo, nella sua Geografia, disegnò sulle sue mappe una vasta terra a meridione, all'altezza del 20º parallelo, chiamata Terra Incognita che descrisse come abitata da popoli ricchi; sfortunatamente, secondo le conoscenze dell'epoca, una zona torrida separava l'emisfero settentrionale da quello meridionale, rendendo inaccessibili le parti a meridione.
Il primo attraversamento dell'equatore (da parte di un europeo in epoca moderna) si deve al navigatore portoghese Lopes Gonçalves nel 1473. All'inizio del XVI secolo il francese Binot Paulmier de Gonneville salpò da Honfleur in Normandia diretto verso l'America. Rimasto in balia del vento andò alla deriva in direzione sud, raggiungendo le coste di un paese sconosciuto che descrisse abitato da una popolazione ricca e felice. Tornato in patria affermò di avere trovato la "grande terra Australe", ma presumibilmente si trattava del Brasile.
Nel 1578 la regina Elisabetta I incaricò Francis Drake di cercare la Terra Incognita. Drake raggiunse Capo Horn, la parte meridionale della Terra del Fuoco dove scoprì il passaggio per il Pacifico (il Canale di Drake), ma non trovò alcun continente sconosciuto.
Nel 1642 l'olandese Abel Tasman salpò dalla colonia olandese di Batavia (odierna Giacarta) alla ricerca del leggendario continente del sud. Nel corso della navigazione scoprì l'isola della Tasmania ed esplorò la costa occidentale della Nuova Zelanda, attraversò l'arcipelago delle Tonga e le Isole Figi, costeggiò la Nuova Guinea, e arrivò a Batavia il 15 giugno 1643.
Ben presto il mondo occidentale, preso dalla crescita dei traffici commerciali da e verso l'Asia, perse l'interesse nei confronti della Terra Incognita. Nel 1675 il francese Antoine de la Roché durante la navigazione da Lima all'Inghilterra andò alla deriva in una tempesta e scoprì la Georgia del Sud. Al ritorno raccontò di avere avvistato il continente meridionale, ma con ogni probabilità l'avvistamento riguardò i Clerke Rocks situati a circa 50 km a est sud-est della Georgia del Sud. Nel 1699 lo scienziato Edmond Halley intraprese una spedizione alla ricerca della Terra Australis Incognita, e suoi sono i primi avvistamenti registrati di iceberg nell'emisfero australe. Il maltempo e i rischi di collisione con i ghiacci lo costrinsero però a interrompere le ricerche e a ritornare verso latitudini più settentrionali.
Il primo navigatore a oltrepassare il 54º parallelo sud fu Jean Baptiste Charles Bouvet de Lozier il 10 dicembre del 1738. Il 1º gennaio del 1739 avvistò terra, un enorme promontorio coperto di neve che ritenne parte di un continente e chiamò Capo della Circoncisione. In realtà fu avvistata quella che in seguito verrà chiamata Isola Bouvet. L'avvistamento successivo dell'isola risale al 1808, mentre il primo sbarco fu solo nel 1822.
Nel gennaio del 1773 James Cook attraversò per primo il Circolo Polare Antartico. Due anni dopo, nel suo terzo viaggio, scoprì le Isole Sandwich meridionali. Cook circumnavigò il continente senza mai avvistare terra, ma le sue osservazioni sull'enorme numero di foche e balene avvistate provocarono l'arrivo di numerose spedizioni di caccia. I cacciatori erano soprattutto originari del New England ed europei e a loro si deve la scoperta di numerose isole.
Il primo avvistamento del continente non può essere attribuito con precisione: diverse fonti riportano, infatti, che il continente fu avvistato da tre persone diverse in un intervallo di pochi giorni: Fabian Gottlieb von Bellingshausen (un capitano della Marina Imperiale Russa), Edward Bransfield (un capitano della marina britannica) e Nathaniel Palmer (un cacciatore di foche statunitense).
L'avvistamento di Bransfield risale presumibilmente al 27 gennaio 1820, tre giorni prima dell'avvistamento di Palmer. Il dato certo è che il 28 gennaio 1820 la spedizione guidata da Bellingshausen e Michail Petrovič Lazarev raggiunse una posizione a circa 20 miglia (32 km) dall'Antartide e avvistò delle masse di ghiaccio. Il 30 gennaio Bransfield attraccò alla penisola Trinity, il punto più settentrionale del continente, e vi sbarcò. La contesa sul primo avvistamento assume spesso toni un po' campanilistici; può infatti benissimo essere possibile che il primo avvistamento fu effettuato da qualche pescatore di balene; nell'arco temporale fra il 1780 e il 1892 infatti nei mari dell'Antartide furono attivi circa 1.100 pescherecci di diverse nazionalità, mentre nello stesso periodo le spedizioni scientifiche ed esplorative furono solo 25.
Nel 1821 von Bellingshausen effettua la seconda circumnavigazione del continente dopo quella di Cook; nello stesso anno si ha il primo sbarco a opera del cacciatore di foche statunitense John Davis e Nathaniel Palmer scopre le isole Orcadi Meridionali.
Nel corso di due spedizioni, 1819 e 1822, lo scozzese James Weddell avvistò le isole Orcadi australi. Nel 1823 sbarcò sull'isola di Saddle dove individuò una nuova specie di foca (chiamata oggi foca di Weddell), nel febbraio dello stesso anno oltrepassò il parallelo dei 74° 15' Sud, il punto più meridionale raggiunto fino a quel momento, inoltrandosi in quello che chiamò mare di Giorgio IV (e che verrà in seguito chiamato mare di Weddell). Nel febbraio del 1831 il cacciatore di foche britannico John Biscoe avvistò terra dall'area dell'Oceano Indiano, e chiamò la zona Terra di Enderby, dal nome della azienda presso cui era occupato, la "Enderby Brothers". Nel febbraio del 1839 un altro dipendente della stessa azienda, John Balleny, salpato dalla Nuova Zelanda, scoprì le isole Balleny.
Nel gennaio del 1840 lo statunitense Charles Wilkes avvistò terra, nell'area che verrà chiamata terra di Wilkes. Nello stesso mese il francese Jules Dumont d'Urville, partito nel 1838 da Tolone con l'obiettivo di identificare il polo sud magnetico, avvistò terra, le dette il nome di Terre Adélie in onore di sua moglie Adèle, ma non gli fu possibile sbarcare; sbarcò quindi su un'isola che chiamò Grande Terra Meridionale. In precedenza, nel corso della navigazione, aveva scoperto la Terra di Luigi Filippo e l'Isola di Joinville, sulla punta settentrionale della Penisola Antartica.
In seguito alla localizzazione del Polo Nord magnetico (1831) esploratori e scienziati iniziarono la ricerca del Polo Sud magnetico. James Clark Ross ne localizzò la posizione approssimativa ma non fu in grado di raggiungerlo; individuò e descrisse anche la barriera di Ross, così chiamata in suo onore. Ai monti Terror ed Erebus, sull'isola di Ross furono dati i nomi delle navi della spedizione di Ross.
Alla fine del XIX secolo gran parte del pianeta era stato esplorato; l'unica area ancora intatta era l'Antartide di cui si conoscevano solo tratti di costa. In occasione del 6º Congresso Internazionale di Geografia tenutosi a Londra nel 1895 si stabilì che l'esplorazione delle regioni antartiche avrebbe dovuto avere luogo entro la fine del secolo. Ci si attendeva inoltre che USA, Gran Bretagna e un paese scandinavo organizzassero una grossa spedizione; grande fu quindi la sorpresa quando si seppe che la prima spedizione scientifica in Antartide sarebbe stata guidata da un belga.
Nel 1897 una spedizione guidata dal tenente della marina belga Adrien de Gerlache e chiamata Belgian Antarctic Expedition (BelgAE) salpò da Anversa diretta in Antartide. La spedizione, a bordo della nave RV Belgica era composta da persone di nazionalità diversa: lo zoologo romeno Emil Racoviţă, il geologo polacco Henryk Arctowski, l'astronomo belga George Lecointe, diversi norvegesi fra i quali Roald Amundsen e il medico statunitense Frederick Cook.
Scopo della spedizione era l'esplorazione del Mare di Weddell e in seguito lo sbarco di tre persone a Terra Vittoria, dove avrebbero dovuto trascorrere l'inverno. Inizialmente la spedizione si svolse come da programma, fatta eccezione per la perdita di un uomo a causa di una terribile tempesta il 22 di gennaio del 1898. Gerlache esplorò alcuni passaggi intorno alla Penisola Antartica, uno dei quali venne chiamato stretto di Gerlache; furono disegnate le mappe della costa e analizzata flora e fauna dell'area.
Il comandante non seppe resistere alla tentazione di esplorare un passaggio verso sud, ma sfortunatamente, il 28 febbraio 1898, la nave rimase intrappolata dai ghiacci nel mare di Bellingshausen e si liberò solo il 14 marzo del 1899, più di un anno dopo. Durante la lunga permanenza forzata sul continente diversi membri del gruppo dettero segni di infermità mentale, sia per la durezza delle condizioni ambientali sia per le difficoltà linguistiche all'interno del gruppo. Questa permanenza forzata, tuttavia, per la prima volta permise di acquisire dati invernali relativi al clima antartico.
La prima spedizione che trascorse intenzionalmente l'inverno sul continente fu guidata dal norvegese Carsten Borchgrevink. La spedizione era finanziata da un editore britannico, Sir George Newnes.
Nel febbraio del 1899 la Southern Cross, con a bordo trentuno uomini e novanta cani da slitta, attraccò a Capo Adare, dove gli uomini costruirono due capanne prefabbricate, le prime strutture mai edificate sul continente. Nel capanno destinato al soggiorno (di 25 m²) Borchgrevnik trascorse l'inverno insieme ad altri nove uomini, uno dei quali perse la vita in seguito alle conseguenze dello scorbuto; della spedizione facevano parte anche novanta cani da slitta. La permanenza fu caratterizzata da una serie di piccole sventure e di dissapori fra Borchgrevink e la componente scientifica della spedizione, amplificate dal fatto che Capo Adare si rivelò una localizzazione poco idonea a causa del costante maltempo che vi imperversa. Il 28 gennaio 1900 la Southern Cross venne a recuperare gli uomini, ma Borchgrevnik decise di rimanere un altro poco per esplorare i dintorni; con le slitte raggiunse la latitudine di 78° 50' Sud, il punto più meridionale mai raggiunto fino a quel momento.
Nell'ottobre del 1901 un geologo svedese, Otto Nordenskiöld guidò la prima spedizione della Svezia, la Swedish Antarctic Expedition (SwedAE). Secondo i piani Nordenskiöld e cinque membri dell'equipaggio della nave Antarctic una volta sbarcati avrebbero dovuto trascorrere l'inverno sull'isola Snow Hill poco al largo della Terra di Graham (Penisola Antartica), esplorando le isole dei dintorni e compiendo ricerche. La nave che nel frattempo era tornata alle isole Falkland, durante il viaggio di recupero degli scienziati ebbe un incidente. Tre uomini dell'equipaggio sbarcarono per cercare di raggiungere Nordenskiöld e i suoi, ma poco dopo la nave fu distrutta dai ghiacci e affondò. L'equipaggio, a bordo delle scialuppe di salvataggio, raggiunse l'isola Paulet dove trascorse l'inverno. Alla fine del 1903 una spedizione di soccorso argentina fu in grado di recuperare tutti i membri della spedizione e dell'equipaggio.
Nel 1901 la nave Gauss salpò dal porto di Kiel con a bordo una spedizione guidata dal geologo tedesco Erich von Drygalski, l'obiettivo della spedizione era quello di esplorare la zona del continente a sud delle isole Kerguelen. La nave rimase incastrata nei ghiacci, nonostante ciò gli scienziati effettuarono numerose scoperte (fra le quali il monte Gauss - o Gaussberg), effettuarono ben sette spedizioni con slitte per esplorare i dintorni, e il 29 marzo del 1902 utilizzarono una mongolfiera con la quale raggiunsero i 500 m di altitudine. Una volta tornato in patria, Drygalski pubblicò un dettagliato (22 volumi) resoconto delle sue attività e scoperte.
La nave Discovery salpò dall'Inghilterra il 6 agosto 1901 con a bordo uno degli esploratori più noti nella storia dell'Antartide, Robert Falcon Scott, alla guida di una spedizione che aveva l'obiettivo di raggiungere il Polo Sud. La prima destinazione era la baia di McMurdo.
Il 4 febbraio 1902 Scott e Ernest Shackleton furono i primi a vedere e fotografare il continente dall'alto, facendo uso di una mongolfiera. Gli esploratori trascorsero l'inverno sull'isola di Ross, a Hut Point. La spedizione fu caratterizzata da una serie di sventure ed errori tecnici, ma ciò non impedì a Scott di lasciare la base il 2 novembre 1902 per tentare di raggiungere, insieme a Shackleton, Edward Wilson e 19 cani da slitta, il Polo Sud. I tre arrivarono fino agli 82° 17' Sud, ma in seguito a problemi di scorbuto e cecità da neve dovettero tornare alla base, che raggiunsero il 3 febbraio del 1903. L'anno seguente, trascorso sempre sull'isola di Ross, effettuarono solo brevi viaggi per studi e ricerche.
Nello stesso arco temporale vi furono altre spedizioni, fra le quali quella guidata dallo scozzese William Speirs Bruce (spedizione Scotia) che disdegnava la "gara" al raggiungimento del polo sud magnetico per occuparsi effettivamente di ricerca scientifica. La nave Scotia con a bordo 25 persone era diretta nel mare di Weddell, ma a causa del maltempo fu costretta a riparare nelle isole Orcadi meridionali. Il 1º aprile del 1903 stabilì la prima stazione meteorologica del continente, Osmond House sull'isola di Laurie, e nello stesso anno la stazione fu ceduta all'Argentina che la rinominò Orcadas. La stazione è tuttora funzionante. Nel 1904 la nave riuscì a inoltrarsi nel mare di Weddell scoprendo la terra di Coats. Da un punto di vista scientifico la spedizione di Bruce è considerata una delle più valide: gli scienziati a bordo della nave raccolsero un gran numero di dati sulla flora, la fauna e il clima.
Nella primavera del 1903 giunse in Europa la notizia che la spedizione di Otto Nordenskiöld era dispersa, e il francese Jean-Baptiste Charcot che aveva in preparazione una spedizione al Polo Nord decise di accorrere in soccorso per contribuire alle ricerche[1] Mentre la nave Français navigava diretta verso sud il gruppo di Nordenskiöld venne tratto in salvo, e Charcot decise quindi di esplorare la costa occidentale della Penisola Antartica.
Evitò la baia di Ross a causa della possibile rivalità con paesi già attivi nella zona e questo gesto gli valse da parte di Robert Scott il soprannome di "gentleman of the Pole"[2]. Il 19 febbraio scoprì Port Lockroy sull'isola di Wiencke, l'inverno fu trascorso sull'isola di Booth. Durante il soggiorno invernale gli scienziati della spedizione effettuarono un'intensa attività di ricerca.
Nel 1908 Shackleton fece ritorno in Antartide al comando di una spedizione finanziata in parte in proprio e in parte dai governi australiani e neozelandesi, nel corso della spedizione fu raggiunta la vetta del Monte Erebus, prima scalata di una montagna del continente, fu raggiunto il Polo Sud magnetico. Shackleton, insieme ad altri tre membri dell'equipaggio della nave Nimrod raggiunse il punto più meridionale mai raggiunto fino a quel momento, gli 88° 23' S di latitudine fermandosi a circa 155 km dal Polo Sud a causa delle cattive condizioni del gruppo.
Nel 1908 Charcot tornò in Antartide per la seconda volta, al comando della nave Pourquoi-Pas ? IV, fatta costruire appositamente per i mari antartici. La Pourquoi-Pas ? IV sopravvisse bene a una collisione con una roccia, e poté proseguire per le coste prospicienti la Terra di Graham. Charcot tracciò le mappe dell'isola di Adelaide, scoprì una baia che chiamò Marguerite Bay in onore della moglie, e nel gennaio del 1910 avvistò una terra non ancora tracciata su alcuna mappa, chiamandola Terra di Charcot in onore del padre Jean-Martin, un celebre neurologo. Le mappe tracciate da Charcot rimasero in uso per oltre due decenni.
Nel 1910 salpò da Tokyo, accompagnata da forte scetticismo sia da parte delle autorità sia da parte dell'opinione pubblica, la prima spedizione giapponese, guidata dal tenente Nobu Shirase al comando del piccolo vascello Kainan Maru. La navigazione avvenne in pessime condizioni meteo, e dopo un fugace avvistamento (marzo 1911) della Terra Vittoria, in maggio la nave fu costretta a riparare in porto a Sydney. Constatato l'ormai irrecuperabile ritardo nei confronti di Scott e Amundsen, l'obiettivo della spedizione venne modificato: non più il raggiungimento del Polo Sud, bensì l'esplorazione della Terra di Edoardo VII.
Nel 1910 una spedizione guidata da Roald Amundsen partì con la nave Fram dalla Norvegia con l'intenzione di raggiungere il polo sud. Arrivato in antartide, partendo dalla Baia delle Balene, Amundsen raggiunse il polo sud il 14 dicembre 1911. Circa un mese più tardi anche un gruppo guidato da Robert Falcon Scott raggiunse il polo sud, ma tutti gli uomini che lo componevano perirono lungo il viaggio di ritorno. La base Amundsen-Scott, posta al polo sud, è intitolata a questi primi conquistatori.
La spedizione Endurance (in inglese Endurance Expedition), conosciuta anche come Imperial Trans-Antarctic Expedition, è stata una missione esplorativa svoltasi negli anni 1914-1917[3] la missione era comandata da Ernest Shackleton a bordo della Endurance, e aveva come obiettivo l'attraversamento dell'Antartide partendo dal mare di Weddell. Il gruppo doveva poi essere recuperato dalla nave Aurora sull'altro lato del continente, sulla costa del mare di Ross.
L'Endurance viene però distrutta dalla banchisa a migliaia di chilometri dalle più vicine terre abitate: i 28 uomini dell'equipaggio sono costretti a lottare per sopravvivere. La temperatura oscilla da -22°C a -45 °C e le provviste sono limitate. Tutti gli uomini riescono a raggiungere l'isola Elephant, nelle Shetland Meridionali, mentre Shackleton salpa alla guida di una scialuppa di sette metri, salvata dal naufragio dell'Endurance, nel tentativo di raggiungere una base baleniera situata nella Georgia del Sud. Con l'aiuto di un sestante e di un cronometro, l'imbarcazione riesce a percorrere 1.800 km e a raggiungere Grytviken, dove Shackleton organizza una spedizione di soccorso per gli uomini rimasti indietro[4].
Anche se all'epoca erano disponibili apparecchi radio senza fili, l'eccessiva distanza da una qualsiasi stazione ricevente rendeva questa tecnologia inutilizzabile per esplorazioni tanto remote. Inoltre il Regno Unito era impegnato nella prima guerra mondiale, e non volle destinare denaro, uomini e mezzi per una spedizione di soccorso così complessa e pericolosa.
L'equipaggio dell'Aurora dovette affrontate situazioni altrettanto critiche. La loro avventura, al contrario di quella di Shackleton, costò la vita a tre persone.
Oltre alle testimonianze scritte, durante la spedizione furono scattate numerose fotografie da parte di Frank Hurley[5].
L'ammiraglio della US Navy Richard Evelyn Byrd fu il primo a sorvolare il polo sud con il pilota Bernt Balchen, il 20 novembre 1929. Byrd guidò in tutto cinque spedizioni in antardide, l'ultima nel 1946, chiamata Operation Highjump, composta da oltre 4.700 uomini, prevalentemente militari. Seppur pubblicizzata come avente scopi scientifici, i dettagli furono mantenuti segreti, per cui si ritiene probabile che fosse in prevalenza un'esercitazione militare. Tra le unità impiegate una portaerei, diversi sottomarini e altri mezzi militari. Prevista per una durata di otto mesi, l'operazione fu interrotta dopo soli due mesi, e non vennero mai date spiegazioni ufficiali sulle ragioni dell'interruzione.
Nel 1947-48 il capitano Finn Rønne, primo ufficiale ai comandi di Byrd nella spedizione precedente, guidò una sua spedizione con varie unità navali, tre aerei e cani da slitta. Ronne era in disaccordo con la teoria secondo la quale l'Antartide era divisa in due sezioni separate, e provò che l'Antartide occidentale e l'Antartide orientale erano un unico continente, cioè che il mare di Ross e il mare di Weddell sono separati. Ronne percorse 5.800 km con sci e slitte trainate da cani, più di ogni altro esploratore dell'antartide. La Spedizione di ricerca Ronne mappò le ultime coste sconosciute dell'antartide e dell'intero pianeta, e fu la prima spedizione antartica a includere delle donne.
Bisogna attendere quasi dieci anni per avere un'altra spedizione. Il 31 ottobre 1956 l'ammiraglio statunitense George J. Dufek e altri, con un aereo Douglas DC-3, fecero il primo atterraggio sul polo sud.
La crosta terrestre (chiamata comunemente superficie terrestre), in geologia e in geofisica, è uno degli involucri concentrici di cui è costituita la Terra: per la precisione, si intende lo strato più esterno della Terra solida, limitata inferiormente dalla discontinuità di Mohorovičić, avente uno spessore medio variabile fra 4 (crosta oceanica) e 70 chilometri (crosta continentale).
Il nostro pianeta è formato da gusci concentrici di materiale diverso: la Crosta terrestre, suddivisibile in continentale e oceanica, costituisce lo strato più esterno; al di sotto c'è il mantello terrestre, che si estende fino a 2890 km di profondità; ancora al di sotto, e fino al centro della Terra (6371 km dalla superficie) è il nucleo. Il mantello litosferico, la parte più superficiale del mantello, è saldato alla crosta, e insieme formano quella che viene definita litosfera. Fra la litosfera e il mantello inferiore (detto mesosfera) vi è l'astenosfera: uno strato sottile di mantello parzialmente fuso che permette alla litosfera sovrastante di muoversi, alla velocità di pochi cm l'anno. Il limite superiore è dato dalla superficie terrestre che la mette in contatto con l'atmosfera o l'idrosfera[1].
Il limite inferiore della crosta terrestre è una superficie ben definita e marcata da cambiamenti sia fisici (cambiamenti di proprietà meccaniche) che chimici (cambiamenti nella composizione). L'interfaccia crosta-mantello viene definita, da un punto di vista petrografico, come il passaggio tra rocce che contengono feldspati (sopra) e quelle che non ne contengono (sotto). La crosta si distingue perciò dal mantello perché le sue rocce cristalline sono prevalentemente acide o basiche, mentre quelle del mantello sono ultrabasiche. La crosta è l'unica parte della Terra a contenere rocce sedimentarie[1].
Esiste anche una discontinuità fisica (le discontinuità sono tutte quelle parti della Terra che separano gli strati) che distingue la crosta dal mantello: si tratta di una zona di transizione tra rocce a bassa velocità di propagazione delle onde sismiche (nella crosta) e rocce a elevata velocità (nel mantello); tale discontinuità è denominata discontinuità di Mohorovičić, spesso abbreviata in Moho[1].
La crosta terrestre è l'unico strato del pianeta a possedere una marcata eterogeneità laterale. Fondamentale è la distinzione tra:
È da notare che l'estensione (areale) della crosta continentale è maggiore dell'estensione delle terre emerse, in quanto comprende anche tutti i territori sommersi a profondità inferiori ai 2 500 metri. Il gradino morfologico che marca il passaggio tra crosta continentale e crosta oceanica è detto scarpata continentale[1].
La gran maggioranza delle rocce che compongono la crosta terrestre sono ossidi; le sole eccezioni rilevanti sono i cloruri, i solfuri e i fluoruri, in quantità che nella gran parte delle rocce non supera l'1%. Il 47 % della crosta terrestre è costituita da ossigeno e silicio, presente sotto forma di ossidi, di cui i principali sono la silice (SiO2), l'ossido di alluminio (Al2O3), l'ossido di calcio (CaO), l'ossido di potassio (K2O), l'ossido di ferro (FeO) e l'ossido di sodio (Na2O)[2].
Dopo aver analizzato 1 672 tipi di rocce e tenendo conto della loro diffusione, F. W. Clarke ha ottenuto per la crosta terrestre le seguenti percentuali in peso:
Ossido | Nome comune | Percentuale |
---|---|---|
SiO2 | silice | 59,71 |
Al2O3 | ossido di alluminio | 15,41 |
CaO | ossido di calcio | 4,90 |
MgO | ossido di magnesio | 4,36 |
Na2O | ossido di sodio | 3,55 |
FeO | ossido di ferro | 3,52 |
K2O | ossido di potassio | 2,80 |
Fe2O3 | ossido ferrico | 2,63 |
H2O | acqua | 1,52 |
TiO2 | biossido di titanio | 0,60 |
P2O5 | anidride fosforica | 0,22 |
Totale | 99,22 |
Tutti gli altri composti non raggiungono assieme l'1%.[2]
La crosta è la parte più esterna di un pianeta, appena al di sopra del mantello.
Durante la formazione di un corpo celeste, i materiali più pesanti sprofondano verso l'interno lasciando quelli leggeri all'esterno; infatti generalmente la crosta è composta da silicati, tuttavia più leggeri di quelli che formano il mantello.
La superficie è la parte della crosta che è immediatamente a contatto con l'atmosfera, se questa esiste, e si possono distinguere quattro elementi fondamentali comuni: craterizzazione d'impatto, tettonica, vulcanismo e degradazione (dovuta all'erosione ad opera di agenti atmosferici).
La craterizzazione d'impatto : è causata dalla caduta di meteoriti, generalmente avvenuta all'epoca della formazione planetaria e che ha causato lo sviluppo di crateri più o meno grandi che dominano l'aspetto della superficie, e che nella maggior parte dei casi ha provocato la fuoriuscita, per breve tempo, di magma basaltico che ha ricoperto vaste zone.
La tettonica : provoca la frantumazione della crosta di un pianeta; tali processi sono il risultato di forze colossali la cui grandezza non può essere paragonata a nulla che rientri nella nostra esperienza. Questa fratturazione crostale su scala planetaria è stata osservata in molti oggetti; come risultato la crosta viene spezzata e viene suddivisa in diversi pezzi irregolari, chiamati zolle o placche, assimilabili a zattere che navigano sopra un mare di rocce liquide.
Il vulcanismo: può essere assimilato alla tettonica in quanto il motore che li fa manifestare è lo stesso, cioè quello termico, solamente che in questo caso la zona di attività è più ristretta. La lava fuoriesce provenendo dalla profondità e fluisce formando pianure anziché montagne, ed è generalmente formata da silicati di ferro e magnesio, o da metalli più leggeri, come sulla Luna, con meno ferro e magnesio ma più alluminio.
La degradazione avviene sui corpi che hanno una atmosfera consistente che modifica con l'erosione e la sedimentazione vaste aree che vengono gradualmente abbassate o riempite in un processo di appianamento della morfologia del terreno.
I rilevamenti effettuati sui pianeti del sistema solare hanno evidenziato la presenza di tre tipi fondamentali di crosta:
Corpo celeste | Composizione della crosta | Dimensione della crosta |
---|---|---|
Sole | Idrogeno ed Elio | Fotosfera ~180 km, Coronosfera ~12.000-15.000 km Corona ~140.000-200.000 km |
Mercurio | Silicati simili a quelli terrestri | ~500–600 km (compreso mantello) |
Venere | Basalto | ~60 km |
Marte | Silicio 2 volte in meno, Ferro 3 volte di più rispetto alla Terra | media ~80 km, può arrivare a ~150 km |
Giove | Idrogeno ed Elio | ~1.000 km (atmosfera esterna, parte visibile) |
Saturno | Idrogeno metallico 93% ed Elio | ~30.000 km |
Urano | Inviluppo di Idrogeno, Elio ed Ammoniaca | ~7.600 km |
Nettuno | Inviluppo di Idrogeno, Elio ed Ammoniaca | ~5.000 km |
Asteroidi | Tipo C = Condriti carbonacee (composizione del Sole meno Idrogeno, Elio ed elementi volatili) | - |
Asteroidi | Tipo S Ferro-Nichel + Ferro e Magnesio-silicati | - |
Asteroidi | Tipo M = Ferro-Nichel e composizioni rare | - |
Comete | Chioma = Nube di acqua e biossido di Carbonio e gas neutri | - |
Questo sito è stato realizzato con Jimdo! Registra il tuo sito gratis su https://it.jimdo.com