Europa | |
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Immagine satellitare dell’Europa di notte, scattata nel 2002. | |
Stati | 44-50[N 1] |
Superficie | 10 180 000 km² |
Abitanti | 745 173 769[1] (2021) |
Densità | 73 ab./km² |
Lingue | vedi Lingue e Lingue parlate in Europa |
Fusi orari | da UTC-1 a UTC+5 |
Nome abitanti | europei |
L'Europa (AFI: /euˈrɔpa/[2]) è una regione geografica del mondo, comunemente considerata un continente in base a fattori storico-culturali e geopolitici. Come continente, è l'unico situato interamente nell'emisfero settentrionale (se si considerano le Americhe come un solo continente) e costituisce l'estremità occidentale del supercontinente Eurasia, o anche una delle tre parti (la nord-occidentale) del supercontinente Eurafrasia, che è detto più comunemente "Continente Antico" o "Vecchio Mondo".
È stata la culla della civiltà occidentale, assieme al Medio Oriente. La storia e la cultura europea hanno influenzato notevolmente quelle degli altri continenti, verso i quali, a partire dal XVI secolo, sono state frequenti e massicce le migrazioni, specialmente in America e in Oceania, dove le popolazioni di origine europea sono diventate numericamente maggioritarie rispetto alle popolazioni locali.
Nella mitologia greca, il termine geografico "Europa" era fatto derivare da quello della ninfa oceanina Europa, figlia di Oceano[3] o, secondo altri[4], dall'omonima principessa figlia di Agenore re di Tiro, antica città fenicia. Zeus, invaghitosi di lei, decise di rapirla e si trasformò in uno splendido toro bianco. Mentre coglieva i fiori nei pressi della riva del mare, Europa vide il toro che le si avvicinava. Era un po' spaventata ma il toro si sdraiò ai suoi piedi ed Europa si tranquillizzò. Vedendo che si lasciava accarezzare, Europa salì sulla groppa del toro, che repentinamente si gettò in mare e la condusse fino a Creta. Zeus si ritrasformò in dio e le rivelò il suo amore. Ebbero tre figli: Minosse, Sarpedonte e Radamanto. Minosse divenne re di Creta e con lui iniziò la civiltà cretese. Il nome Europa, da quel momento, indicò le terre poste a nord del Mar Mediterraneo e ad ovest dell'Anatolia[4].
Il termine "Europa" deriva sicuramente dal latino Europa, a sua volta derivato dal greco antico Εὐρώπη (Eurṓpē). L'etimologia del termine greco, però, è da sempre oggetto di dibattito tra gli studiosi: ogni ipotesi etimologica è tutt'altro che sicura, e l'origine del nome "Europa" è da considerarsi tuttora ignota; questa incertezza è peraltro un fenomeno comune anche nel caso di numerosissimi altri nomi geografici antichi[5][6].
Una diffusa ipotesi etimologica fa derivare il termine dagli elementi εὐρύς (eurus), col significato di "largo, ampio"[7] e ὤψ - ὠπ- - ὀπτ- (ōps / ōp- / opt-) col significato di "occhio, sguardo, volto"[8] e dunque esso avrebbe il significato di "ampio sguardo", in riferimento alla vastità delle terre che si estendevano a nord dell'Egeo e, in seguito, a nord dell'intero Mediterraneo[5][9]. Furono Anassimandro (VII-VI sec. a.C.) e poi Ecateo di Mileto (VI - V sec. a.C.) a usare il termine in questo senso, descrivendo la Terra divisa in due continenti separati dal Mediterraneo, considerato centro del mondo; secondo la loro descrizione, da una parte l'Europa confinava a nord con le sconosciute regioni iperboree; dall'altra con l'Asia, nella quale erano compresi anche l'Egitto e la Libia.
Un'etimologia alternativa fa derivare invece il termine "Europa" dal termine semitico ereb, con il significato di "occidente", con cui i Fenici indicavano tutti i territori a ovest della loro terra d'origine. Secondo questa ipotesi etimologica, il termine "Europa" sarebbe dunque contrapposto ad "Asia", anch'esso derivante da una voce semitica significante "oriente", e che sarebbe stata usata dai Fenici per indicare tutte le terre a est della loro. Il termine "Europa" indicherebbe quindi le terre poste verso il punto in cui tramonta il Sole e "Asia" le terre poste verso il punto in cui il Sole sorge[6].
In epoca greca antica, era chiamata "Europa" una regione pianeggiante prospiciente l’Egeo settentrionale, in contrapposizione al montuoso Peloponneso; successivamente il termine fu esteso ad indicare una terra a nord del Mediterraneo, della quale non si conoscevano con esattezza i confini settentrionali e il cui limite orientale era considerato il corso del Tanai (Don)[5][9].
Negli ultimi decenni dell'età classica greca, Filippo il macedone, padre di Alessandro Magno, si definì primo re d'Europa[10], un'Europa che andava dall'Adriatico al Danubio[11], corrispondendo quindi alla penisola Balcanica. Per Teopompo[12] «[…] Filippo […] deve regnare su tutta l'Europa». Per Strabone[13] l'Europa di Teopompo ha come confini il Danubio, l'Adriatico e il Mar Nero: «essa si trova a meridione dell'Istro [Danubio] ed è circondata dal mare. Inizia nella parte più interna del mare Adriatico e si estende […] fin a quello Pontico [Mar Nero]». Ancora, Livio[14] racconta che Filippo «era stato preso dalla smania di salire fino alla vetta del monte Emo, credendo alla comune diceria che da essa il panorama si slargasse dal Ponto all'Adriatico, dal Danubio alle Alpi»: è lo stesso monte che salirà Filippo V cento anni dopo la morte del grande Filippo, dal quale osservò l'ideale orizzonte delle sue conquiste.
In epoca romana, i termini "Europa" ed "europei" sono citati raramente dagli autori latini.
Nel Medioevo, tra il VI e l'VIII secolo, il termine fu ripreso; la prima testimonianza scritta risale alla fine del VI secolo: l'abate irlandese San Colombano lo citò (tutius Europae) in una delle lettere al papa Gregorio Magno[15]. Anche il monaco Isidoro Pacensis usò il termine per indicare i soldati che sotto la guida di Carlo Martello avevano combattuto a Poitiers (prospiciunt Europenses Arabum tentoria, nescientes cuncta esse pervacua)[16]. La battaglia aveva assunto infatti un grande valore simbolico: per Europa si intendeva l'Occidente cristiano, che aveva fermato l'espansione araba. Isidoro aveva quindi usato l'aggettivo "europeo" per attribuire un'identità collettiva ai guerrieri che avevano fermato gli invasori musulmani.
Sempre nel Medioevo, ma all'inizio del IX secolo, nacque una nuova realtà politica, dopo un trentennio di guerre; era il Sacro Romano Impero, che fuse insieme la potenza dei popoli germanici e di quelli celtici con l'eredità di Roma, sotto l'autorità spirituale del sommo pontefice. L'Impero di Carlo Magno comprendeva gran parte dell'Europa occidentale, ebbe una sola lingua scritta ufficiale (il latino), usò una sola moneta e professò una sola religione; per questo, a volte, Carlo Magno è considerato il "padre d'Europa"[17]. Altri storici divergono decisamente da quest'idea, considerata anacronistica: secondo essi, l'ideale europeo nascerà molto più tardi, con l'Umanesimo e dunque intorno al XV secolo. In quegli anni papa Pio II scrisse il trattato De Europa, in cui l'Europa appare una realtà presente e nello stesso tempo un ideale da raggiungere. Carlo Magno invece non pensava al futuro ma, al contrario, aveva il suo ideale nel passato, intendendo restaurare l'Impero Romano, sia pur illuminato dal Cristianesimo[18][19].
In Età Moderna, con il già ricordato papa Pio II, il termine "Europa" indicò un territorio ancora più esteso verso oriente, fino a comprendere tutti i territori abitati da popoli cristiani[20], compresi gli Slavi orientali, includendo quindi anche le attuali Ucraina e Bielorussia e il nucleo storico della Russia sino al fiume Don[5].
Dal XVIII secolo finalmente, furono considerate europee tutte le terre tra l'Atlantico, il Mediterraneo, il Mar Glaciale Artico e la catena degli Urali (Linea di von Strahlenberg), come si fa ancora oggi[5].
Dopo l'arrivo di Cristoforo Colombo in America, l'Europa è detta a volte anche Vecchio continente[21], in contrapposizione al nuovo continente, ossia l'America. Il termine Vecchio continente, però, è anche sinonimo dell'espressione "Continente antico", che comprende anche l'Asia e l'Africa[22]. Solo dal contesto si può capire a quale zona geografica ci si riferisca.
Il passaggio al Neolitico (Rivoluzione neolitica) si verificò in Europa a partire dal 7000 a.C. Il processo iniziò dal Medio Oriente, arrivò poi in Grecia e quindi nel Mediterraneo; risalendo il corso del Danubio, investì i Balcani e quindi l'Europa centrale.
Successivamente, dal 5000 a.C. gli Indoeuropei arrivarono nel continente, attraverso la regione a nord del Mar Nero. Queste popolazioni erano dedite principalmente all'allevamento di bovini e alla pastorizia, conoscevano l'uso del carro trainato da buoi e parlavano la lingua proto-indoeuropea, antenata delle moderne lingue europee. La popolazione era divisa in tre classi sociali: guerrieri, sacerdoti e lavoratori; la struttura sociale era gerarchica e patriarcale, con a capo la figura del re. La mitologia indoeuropea era influenzata dal politeismo e dall'attività bellica, ed era trasmessa da cantori di poemi epici.
L'espansione indoeuropea in Europa occidentale vide la fusione con la popolazione stanziale preesistente. Dall'Europa orientale, gli Indoeuropei introdussero la metallurgia del rame e successivamente del bronzo; si deve ad essi anche e la domesticazione del cavallo. Dopo l'invasione indoeuropea, in Europa occidentale si svilupparono i Protocelti e gli Italici; in Europa centrale e orientale nacquero invece i popoli proto-Germani e balto-slavi.
La Rivoluzione urbana si diffuse in Europa nel 1600 a.C. quando in Grecia gli Indoeuropei diedero vita a città-stato organizzate attorno a un centro politico-religioso dell'acropoli. Questa civiltà è detta micenea e le sue vicende sono cantate nei poemi omerici. A seguito dell'invasione dei Popoli del Mare nelle coste mediterranee nel 1200 a.C. vi fu una decadenza delle città-stato.
Trascorso il Medioevo ellenico seguito alle invasioni dei Popoli del mare, si ebbe una ripresa dei commerci tra le città della Grecia e dell'Anatolia attraverso l'Egeo, e la nascita delle poleis, non più basate sulla monarchia e l'acropoli, bensì sulla democrazia e l'agorà, che diedero origine alla colonizzazione greca in Occidente in competizione con i Fenici, mentre nell'Italia centrale fiorirono la civiltà etrusca e quella romana.
L'unificazione politica e culturale della parte occidentale del continente europeo fu dovuta all'espansione dell'Impero romano, con la diffusione della lingua latina e del diritto romano fino al limes renano e danubiano, e la diffusione della cultura greca in campo artistico e filosofico. A partire dall'imperatore Costantino, a queste due fonti si unì anche l'influenza della religione cristiana e, tramite essa, della tradizione giudaica.
A seguito dell'invasione di popoli indoeuropei quali Germani, Slavi e Unni, l'Impero romano ebbe una fase di crisi, che portò alla caduta dell'Impero romano d'Occidente e al pesante ridimensionamento di quello d'Oriente. Il Medioevo europeo fu caratterizzato dalla graduale integrazione tra la civiltà europea classica (greco-romana e giudaico-cristiana) e gli usi dei nuovi invasori.
Altra caratteristica del Medioevo europeo fu la nascita di comunità monastiche, che si prefissero il compito di salvaguardare la cultura europea classica e cristiana, nonché di reinterpretarla creativamente attraverso l'evangelizzazione dei regni romano-barbarici sorti sulle rovine dell'Impero romano. Ciò rese possibile la rinascenza carolingia, con la ricostituzione dell'Impero romano d'occidente come Sacro Romano Impero e l'attribuzione al vescovo di Roma del ruolo primaziale nella guida dei cristiani.
Il basso Medioevo vide la nascita dei liberi comuni e delle repubbliche marinare, che riportarono nell'XI secolo di nuovo in Europa il ruolo egemone nei commerci nel Mediterraneo, che il continente aveva perso sin dall'epoca delle invasioni barbariche. La conseguente ripresa dei contatti tra Europa, Asia ed Africa portò anche importanti sviluppi culturali, tra cui, tramite i contatti con la cultura araba, la riscoperta dell'aristotelismo e un'attenzione maggiore allo studio del mondo della natura, favorita anche dalla nascita di un ceto borghese di mercanti e artigiani interessato all'acquisizione di un sapere tecnico-pratico che è all'origine dei successivi sviluppi della civiltà europea.
Con l'arrivo di Colombo in America, nel XV secolo, gli equilibri europei si modificarono: le potenze mediterranee vennero scalzate da quelle atlantiche: Portogallo e Spagna, presto imitati da Paesi Bassi, Gran Bretagna e Francia, aprirono le prime rotte transoceaniche e furono le protagoniste della colonizzazione europea delle Americhe.
La diffusione dei viaggi dei mercanti verso ogni parte del mondo conosciuto causò la messa in discussione della supremazia religiosa su tutti i campi del sapere, dando vita all'Umanesimo e rendendo più forti le voci per una riforma della Chiesa e del Papato. Già alla fine del Medioevo si era vista la formazione delle monarchie nazionali in Francia, Spagna e Inghilterra, gravida di notevolissimi conseguenze sulla storia del continente.
In Italia, i liberi comuni furono assoggettati da un certo numero di signori, la cui competizione si avvaleva anche degli artisti, che attraverso le loro opere manifestassero la prosperità di ciascuna signoria. Questo periodo fu noto in Italia come Rinascimento.
La competizione tra le nuove monarchie nazionali per l'egemonia europea e per i commerci con il ricco Oriente, ostacolata dall'interposizione dell'Impero ottomano lungo la via della Seta, causò anche l'inizio di un periodo di esplorazioni geografiche e l'apertura di nuove rotte commerciali
Anche dal punto di vista scientifico ed economico l'Età moderna fu un periodo di grande fermento, culminato con la Rivoluzione scientifica e, al termine dell'evo, con la Rivoluzione industriale.
Alla ribellione all'autorità papale dei riformatori religiosi, seguì presto la ribellione dei Protestanti anche all'autorità regale con l'affermazione della democrazia in Inghilterra nel 1689.
Nel XVIII secolo, nella colonia britannica d'oltremare degli Stati Uniti d'America, scoppiò la Rivoluzione americana presto seguita dalla Rivoluzione francese, esportata in tutta Europa con le guerre napoleoniche e le società segrete. Ciò portò al completamento del processo di nascita degli Stati nazionali: ad opera della Prussia si ebbe l'unificazione della Germania, mentre le lotte del Risorgimento italiano, guidate infine dal Regno di Sardegna, condussero all'Unità d'Italia. Culturalmente in questo periodo il sentimento nazionale si affianca alla fede religiosa e l'ideologia dominante è il Romanticismo.
La prima Età contemporanea fu un periodo di tensioni sociali caratterizzato dalla diffusione degli effetti della Rivoluzione industriale e dalle politiche espansionistiche dei maggiori stati europei: dopo la colonizzazione europea delle Americhe, già compiuta in Età moderna, il colonialismo si rivolse anche agli altri continenti, in cui vastissime aree passarono sotto il dominio europeo. Oltre al controllo politico, nella seconda metà del XIX secolo gli stati Europei stabilirono anche un dominio tecnologico, culturale ed economico sul resto del mondo. Il periodo del "Grande gioco" fu in Europa ricordato come Belle Époque per la classe borghese al potere, ma ciò portò anche alla luce le contraddizioni insite nel sistema economico capitalistico, lucidamente analizzate da Karl Marx e Friedrich Engels, che gettarono le basi del socialismo scientifico.
Nel 1914 tali tensioni sfociarono nella Prima guerra mondiale che si concluse nel 1918 con la sconfitta degli Imperi continentali tedesco e austro-ungarico e la vittoria di Regno Unito, Francia, Italia e Stati Uniti d'America. Negli stessi anni, si ebbe la Rivoluzione russa, che portò al crollo dell'Impero russo e alla nascita dell'Unione Sovietica socialista.
Le tensioni sociali e quelle fra gli stati europei crebbero nuovamente, soprattutto in Germania, paese gravato dalle pesanti sanzioni post-belliche imposte dagli alleati su espressa richiesta della Francia, e sfociarono nella Seconda guerra mondiale, la quale fu principalmente provocata dall'aggressiva politica revanscistica messa in atto dalla Germania nazista e successivamente dall'Italia fascista, appoggiate in Asia dall'Impero giapponese. Le due guerre spezzarono l'egemonia del continente sul resto del pianeta lasciando il posto di potenze mondiali agli Stati Uniti e all'Unione Sovietica.
Dal 1945 al 1991 l'Europa si ritrovò attraversata dalla cosiddetta cortina di ferro, ovvero la linea di confine fra il blocco occidentale-capitalista e quello orientale-comunista. questo periodo, detto della Guerra fredda, ebbe termine con la dissoluzione dell'Unione Sovietica e la caduta degli stati socialisti suoi alleati.
Il crollo del muro di Berlino e la fine della Guerra fredda, la nascita e il graduale allargamento dell'Unione Europea caratterizzano gli ultimi decenni della storia continentale.
L'Europa comprende una parte continentale e una parte peninsulare, separate dall'istmo ponto-baltico, una lunghissima linea (1200 km) che va da Odessa, sul mar Nero, a Danzica, sul Baltico[23]. A sua volta, la parte peninsulare d'Europa si articola in numerose penisole, di cui le principali sono la penisola italiana, quella balcanica, quella iberica e quella finno-scandinava che a loro volta spesso comprendono altre penisole minori; una caratteristica fondamentale d'Europa è infatti il suo frastagliatissimo profilo marittimo. Altre penisole europee principali e indipendenti, ma di minore importanza, sono lo Jutland, la Crimea, la Penisola di Kanin (affacciata sul Mare di Barents in Russia) e la Bretagna. Le isole europee sono molto numerose, tra cui tre che rientrano tra le prime venti della Terra per estensione: la Gran Bretagna, l'Islanda e l'Irlanda (rispettivamente la nona, la diciottesima e la ventesima).
L'Europa è uno dei continenti più piccoli: la sua superficie si estende per soli 10000000 km² circa[N 2], estensione poco superiore a quella dell'Oceania, il continente più piccolo della Terra; nello stesso tempo, il continente europeo è il secondo per densità di popolazione[N 3]; il fatto si spiega notando che la stragrande maggioranza dei territori europei gode di clima temperato; un altro fattore che favorisce il popolamento è l'assenza di zone inabitabili come deserti o calotte glaciali, caratteristica unica tra tutti i continenti. Con i suoi 747 747 395[24] abitanti risulta invece al quarto posto, ossia penultima tra tutti i continenti abitati.
L'Europa si trova al centro dell'emisfero continentale, cosa che ha sempre favorito gli scambi con gli altri continenti. Il centro esatto dell'emisfero (coordinate 47°13′N 1°32′W) si trova a Nantes, in Francia.[25]
L'Europa si trova principalmente nelle zone a clima temperato, essendo soggetta a prevalenti venti occidentali. Il clima è più mite rispetto ad altre aree della stessa latitudine in tutto il mondo a causa dell'influenza della Corrente del Golfo.[26] La Corrente del Golfo è soprannominata "il riscaldamento centralizzato d'Europa",[27] perché rende il clima europeo più caldo e umido di quanto non sarebbe altrimenti. La Corrente del Golfo non solo trasporta acqua calda verso la costa europea, ma riscalda anche i venti occidentali prevalenti che soffiano attraverso il continente dall'Oceano Atlantico. La presenza del Mar Mediterraneo, inoltre, mitiga il clima di tutte le coste meridionali del continente e uniformano le temperature su una media sia annuale, sia giornaliera[28].
Pertanto, la temperatura media durante tutto l'anno a Napoli è di 21,9 °C, mentre è di soli 13 °C a New York, che si trova quasi alla stessa latitudine, confinante con lo stesso oceano. Berlino, Calgary (Canada) e Irkutsk nell'estremo sud-est della Russia), si trovano all'incirca alla stessa latitudine ma le temperature di gennaio a Berlino sono in media di circa 8 °C più alte di quelle di Calgary e sono quasi 22 °C (40 °F) più alte delle temperature medie di Irkutsk.[26]
In generale, l'Europa non è solo più fredda verso nord rispetto al sud, come è normale, ma diventa anche più fredda anche andando da ovest verso est, a causa della progressiva e sempre maggiore lontananza del mare.
Il confine naturale d'Europa è in gran parte costituito da mare: essa è delimitata a nord dal mar Glaciale Artico, ad ovest dall'oceano Atlantico e a sud dal mar Mediterraneo e dal mar Nero. Ad est, invece, il concetto di Europa sfuma gradatamente nell'Asia ed è definito solo attraverso linee convenzionali, per la maggior parte ricadenti in territorio russo, lungo gli Urali e attraverso l'istmo ponto-caspico.
Ad est l'Europa ha continuità territoriale con l'Asia. Il confine terrestre tra i due continenti è convenzionale e ricade per la maggior parte in Russia e per un tratto più breve in Kazakistan.
La linea di demarcazione parte dal Mar Glaciale Artico[N 4], segue poi i monti Urali, il corso del fiume Ural, la costa nord-occidentale del mar Caspio, la depressione del Kuma-Manyč e arriva infine alla foce del fiume Don, per poi proseguire nel Mar d'Azov, sino allo Stretto di Kerč'[29] (linea B nella carta a fianco). In Russia e in Kazakistan ci sono decine di monumenti che segnalano il confine Europa-Asia lungo lo spartiacque degli Urali, il fiume Ural e la depressione del Kuma-Manyč; i primi furono eretti negli anni trenta dell'Ottocento[30].
In linea di massima, questo confine segue la linea di von Strahlenberg rettificata nel 1958 (linea A nella carta a fianco), che a sua volta deriva da quella definita ufficialmente fin dal 1730 dalla zarina di Russia Anna I, sulla base dei lavori geografici dello svedese Philip Johan von Strahlenberg[31], convalidati dagli eminenti studiosi tedeschi Peter Simon Pallas, biologo, e Carl Ritter, geografo[32]. L'unica differenza tra la linea di von Strahlenberg rettificata nel 1958 e quella comunemente accettata[29] riguarda il tratto che va dalle pendici meridionali degli Urali al mar Caspio, come mostra la carta a fianco[33].
Un'altra convenzione comunemente accettata (linea C nella carta a fianco), nel tratto tra il Mar Caspio e il Mar Nero, pone il confine euroasiatico sullo spartiacque del Gran Caucaso[34].
Alla metà del XIX secolo, c'erano tre convenzioni principali: una che seguiva il Don, il canale Volga-Don e il Volga, un'altra che seguiva la depressione di Kuma-Manyč fino al fiume Caspio e poi seguiva gli Urali, e la terza che seguiva lo spartiacque del Grande Caucaso fino al Caspio e poi ancora gli Urali. La questione era ancora trattata come una controversia nella letteratura geografica del 1860; l'alpinista Douglas William Freshfield intervenne nella disputa, sostenendo che il confine della cresta del Caucaso fosse il migliore possibile, citando il supporto di vari geografi moderni.[35] Il confine tra i due continenti sul Caucaso si è affermato negli Stati Uniti dopo il 1994, in seguito alla sua approvazione da parte del Dipartimento di Stato, organo politico e non geografico.[36]
La Società geografica sovietica[N 5] seguiva integralmente la convenzione indicata da Philip Johan von Strahlenberg[37]. Anche nei libri di testo russi, sin dal 1958, il confine tra Europa e Asia è disegnato secondo le raccomandazioni espresse formalmente dalla Società geografica sovietica; tale confine segue la linea che inizia dal Mar Glaciale Artico (precisamente dalla Baia della Bajdarata nel Mar di Kara), prosegue lungo il piede orientale dei Monti Urali, quindi sulle colline Mugodžary, sul corso del fiume Emba e sulla depressione del Kuma-Manyč e termina infine nel mar d'Azov, nei pressi di Rostov sul Don (passando pertanto a nord del Caucaso). Tuttavia, la maggior parte dei geografi dell'Unione Sovietica favoriva il confine lungo la cresta del Caucaso[38] e questa divenne la convenzione comune alla fine del XX secolo, sebbene il confine Kuma-Manyč rimase in uso in alcune mappe del XX secolo.[39] Se la linea di confine che inizia seguendo il bordo orientale degli Urali debba terminare lungo lo spartiacque del Caucaso oppure lungo la Depressione Kuma-Manyč è argomento di dibattito anche in tempi recenti, secondo la Società geografica russa.[40]
L'autore della voce Europa dell'Enciclopedia Treccani, avvisa del fatto che "nessun criterio fondato su elementi fisici è soddisfacente", e che quindi "l'Europa può essere individuata soltanto come area culturale"[41].
Le frontiere orientali d'Europa rappresentano dunque un'eccezione nel campo dei confini tra i continenti, non coincidendo completamente con mari od oceani e quindi mancando di quella precisa definizione che si accompagna quasi sempre ai confini continentali. I limiti tra Europa e Asia sono definiti perciò in base a criteri storici e culturali, ai quali si affiancano considerazioni di geografia fisica. Le diverse convenzioni esistenti in merito indicano che, procedendo verso est, i caratteri europei sfumano gradatamente verso quelli asiatici.
Il mar Nero, lo stretto del Bosforo, il mar di Marmara e lo stretto dei Dardanelli sono universalmente riconosciuti come confine meridionale tra Europa e Asia. Il mar Mediterraneo separa l'Europa dall'Africa.
Le isole dell'Egeo prospicienti la penisola anatolica (le Sporadi orientali e il Dodecaneso), anche se dal punto di vista della geografia fisica ricadrebbero in Asia, sono considerate appartenenti all'Europa per motivi storico-culturali.
Ad ovest il confine è dato dall'Oceano Atlantico, includendo l'Islanda all'interno dell'Europa.
Il Mar Glaciale Artico è il limite settentrionale del continente europeo, nel quale sono incluse anche tutte le isole artiche situate tra la costa e il Polo Nord.
Punto cardinale | Tradizionale |
Effettivo (massa continentale) |
Effettivo (comprese le isole) |
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Nord | Capo Nord | Capo Nordkinn (detto anche Kinnarodden) | Capo Fligely (Terra di Francesco Giuseppe) |
Sud | Punta de Tarifa | Punta de Tarifa | Capo Tripiti[N 6], isola di Gozzo (Creta) |
Est | Monti Urali | Monte Nogodaikha (nei pressi di Vorkuta)[42] | Capo Flissingskij[43] (Novaja Zemlja) |
Ovest | Capo Dunmore | Cabo da Roca | Isolotto di Monchique (isola di Flores, Azzorre) |
Esiste un dibattito riguardante la localizzazione del centro dell'Europa; ciò dipende da come vengono effettuate le misurazioni, da quali punti estremi vengono considerati, nonché dai differenti modi di ottenere il risultato finale. Gli stati che, a vario titolo, ospitano uno degli ipotetici centri del continente sono: Lituania, Estonia, Slovacchia, Ucraina, Polonia, Bielorussia e Repubblica Ceca. Come si vede, sono tutti stati dell'Europa orientale, nella sua accezione più ampia[44].
I rilievi europei danno luogo a grandi dislivelli in aree relativamente piccole.
Si può descrivere il rilievo europeo in base alla longitudine. Le regioni meridionali sono prevalentemente montuose; le montagne più alte del continente si trovano in questa zona: le Alpi raggiungono i 4.810m, la Sierra Nevada i 3478 m, i Pirenei i 3.404 m, la catena dell'Olimpo i 2.917m, con il monte che le dà il nome[45], gli Appennini i 2.912 m, le Alpi Dinariche i 2.764m, le Alpi Albanesi i 2.694m, i Carpazi i 2.655 m, il Pindo I 2637m[46] e i Balcani i 2.376 m. Nelle Alpi si erge la vetta più alta d'Europa, il Monte Bianco (4.810 m) secondo la convenzione dei confini di von Strahlenberg, mentre secondo la convenzione basata sullo spartiacque caucasico la vetta massima si identifica con il Monte Elbrus (5.642 m) nella catena del Caucaso.
Procedendo verso nord, i rilievi si fanno meno elevati: non raggiungono in nessun caso i 2000 metri; si tratta dei Vosgi, del Giura, della Foresta Nera, dei Monti Metalliferi, della Selva Boema, dei Sudeti[46].
Spostandosi ancora verso nord, il paesaggio è caratterizzato da altopiani collinosi e poi da ampie e basse pianure, che hanno il loro centro nel Bassopiano germanico e che si estendono verso oriente con il vastissimo Bassopiano Sarmatico. Circondata dai rilievi, si estende la grande pianura ungherese. In alcuni casi, le pianure si trovano sotto il livello del mare, originando vaste depressioni: verso occidente quella dei Paesi Bassi, verso oriente, al confine con l'Asia, la Depressione Caspica e la Depressione del Kuma-Manyč[46].
Arrivando infine nelle terre più settentrionali d'Europa, si trovano di nuovo catene montuose; si tratta dei Monti Pennini e dei Monti Grampiani, in Gran Bretagna (massima altezza 1.345 m) e delle Alpi Scandinave, tra Norvegia e Svezia, solcate a nord da profondi fiordi[46] (massima altezza 2.452 m). Il più alto monte d'Islanda arriva a 2.110 metri.
Il principale spartiacque europeo è quello che separa il continente in due vastissime aree[47]:
Questa linea, detta anche semplicemente "spartiacque europeo", si estende da ovest ad est, andando da Gibilterra fino alla costa nord-occidentale del Mar Caspio.
La distribuzione delle risorse idriche in Europa è irregolare. L'Europa è tuttavia un continente con buona disponibilità di risorse idriche in rapporto alla popolazione, sia pur in misura inferiore all'America, all'Oceania e all'Asia Settentrionale[48].
Non tutti i territori europei, comunque, hanno della stessa abbondanza d'acqua, anzi in alcune zone esiste il rischio, durante l'estate, della scarsità di acqua rispetto alle esigenze domestiche ed industriali. Non sono solo i paesi a clima mediterraneo, caratterizzato da estati calde e siccitose, a presentare questo problema, ma anche zone dell'Europa centrale. In particolare, la disponibilità varia tra un massimo di 5.000 e gli 8.000 litri in Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia e un minimo sotto i 5.000 litri in Germania, Polonia e Romania. Anche in questi paesi, comunque, la situazione non è omogenea; in Italia e in Germania, ad esempio, sono favorite le aree alpine e quelle circostanti[48].
Gli stati d'Europa sono spesso raggruppati in regioni, in base a fattori geografici, culturali o storici. Poiché non esiste un accordo universale sulla composizione regionale dell'Europa, la collocazione dei singoli paesi può variare in base ai criteri utilizzati.
La prima carta a fianco raffigura uno dei vari criteri di raggruppamento in cui le regioni europee sono più di dieci (spesso dodici) e non sono identificate in base ai punti cardinali, ma seguendo considerazioni storico-geografiche. Questi criteri sono diffusi soprattutto nei testi didattici.
La seconda, la terza e la quarta carta a fianco, invece, illustrano vari criteri di raggruppamento dei paesi europei molto diffusi a livello generale, accomunati da regioni identificate in base ai punti cardinali. In particolare: nella prima carta l'Europa è suddivisa in due sole grandi parti (occidentale e orientale); nella seconda carta le regioni sono invece cinque (settentrionale, meridionale, occidentale, orientale, centrale), mentre nella seconda sono quattro (è assente la regione centrale).
I raggruppamenti per direzioni cardinali sono i più ardui da definire in Europa, poiché i puri criteri geografici di "est" e "ovest" si sovrappongono al significato politico di tali termini acquisiti durante il periodo della guerra fredda.
Specialmente nei testi didattici, si utilizza raggruppare i paesi europei in circa una dozzina di regioni; alcune di esse hanno i confini variabili a seconda del testo in cui vengono presentate. Si fornisce di seguito un esempio di comune suddivisione didattica del continente europeo in dodici regioni[49].
I vari elenchi differiscono soprattutto per i seguenti punti[49]:
Secondo il senso più ampio, il concetto di Europa occidentale si riferisce all'intera metà occidentale dell'Europa, come mostrato nella carta 2; si includono dunque in essa: la regione iberica (Andorra, Spagna, Portogallo), le Isole Britanniche (Irlanda, Regno Unito), la regione francese (Francia, Principato di Monaco), la regione del Benelux (Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi), la regione italiana (Italia, Città del Vaticano, Malta, San Marino), la regione germanica (Germania), i paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia), i paesi alpini (Austria, Liechtenstein, Svizzera). Spesso l'espressione "Europa occidentale" si usa riferendosi alle divisioni della Guerra fredda segnate dalla Cortina di ferro del 1946; in questo caso si include anche la Grecia[54], appartenente sotto tutti gli altri aspetti all'Europa orientale.
Secondo il criterio più ristretto adottato dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (CCRE), rappresentato nella carta 3[53], l'Europa Occidentale (indicata con il colore rosso) include Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Liechtenstein, Lussemburgo e Svizzera.
Secondo il criterio adottato dall'ONU nel suo Geoschema[55], rappresentato nella carta 4, fanno parte dell'Europa occidentale (indicata con il colore azzurro) Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Austria, Svizzera (in colore celeste nella terza carta).
Secondo il criterio più ampio, il concetto di Europa orientale si riferisce all'intera metà orientale dell'Europa, come mostrato nella carta 2; si includono dunque in essa: la Russia Europea; sei ex repubbliche dell'Unione Sovietica, ora stati indipendenti (Bielorussia, Moldavia, Ucraina, Estonia, Lettonia, Lituania); la parte europea del Kazakistan; i paesi i cui territori ricadevano dell'ex Patto di Varsavia (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, Romania); i paesi dell'ex Jugoslavia (Bosnia-Erzegovina, Croazia, Kosovo, Macedonia del Nord, Serbia, Montenegro); l'Albania. Appartiene all'Europa orientale anche la Grecia, per localizzazione geografica, storia e religione; considerando invece le divisioni risalenti alla Guerra fredda, questo Stato è inserito nell'Europa occidentale. Similmente, la parte europea della Turchia appartiene all'Europa orientale per localizzazione e storia, ma nel periodo della Guerra fredda era considerata politicamente appartenente dell'Europa occidentale.
Durante la Guerra fredda, l'espressione "Europa orientale" era molto usata come sinonimo di Blocco comunista.
Se si segue come confine continentale il Caucaso e non la Depressione del Kuma-Manyč, l'Azerbaigian e la Georgia, anch'esse ex repubbliche sovietiche, sono paesi transcontinentali la cui parte europea è inserita nell'Europa orientale.
Secondo il criterio più ristretto rappresentato nella carta 3[53] l'Europa orientale (indicata con il colore arancione) include Russia, Estonia, Lituania, Lettonia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Romania e la parte europea del Kazakistan.
Secondo il criterio adottato dall'ONU, rappresentato nella carta 4[55], nell'Europa orientale, (in colore rosa scuro), sono compresi la Russia (compresi i suoi territori asiatici) e tutti i paesi dell'ex patto di Varsavia tranne i Paesi Baltici.
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